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22/05/2013 600 interpreti afgani ottengono l'asilo politico in Gran Bretagna

Londra (TMNews) - Seicento interpreti afgani che hanno lavorato fianco a fianco delle truppe britanniche nel sud del paese, dopo una lunga battaglia legale, sono stati autorizzati a risiedere in Gran Bretagna per un periodo di cinque anni. Incredibilmente, il primo ministro David Cameron in un primo tempo aveva rifiutato loro il permesso di soggiorno.Un ricorso era stato subito presentato da tre interpreti afgani che temevano, nel caso di rientro del loro paese, di diventare bersaglio di rappresaglie da parte dei talebani.Una petizione firmata da 78.000 persone ha sostenuto la richiesta affinché venisse accordato l'asilo politico a tutti gli interpreti afgani in forza dei sacrifici e dei rischi vissuti insieme alle truppe britanniche, come spiega Jake Wood, un reduce della guerra afgana che ha appoggiato la loro battaglia."Hanno corso esattamente i nostri stessi rischi. Andavano di pattuglia con noi e vivevano nel nostro campo, esposti ai nostri stessi rischi"Attualmente in Afghanistan restano oltre 9mila soldati britannici, il secondo contingente più numeroso dell'Isaf, la forza multinazionale Nato schierata nel paese. Ma 4mila lasceranno l'Afghanistan già a fine anno. (fonte: TM News)

UK eyes giving visas to 600 Afghan interpreters

Britain is proposing to give around 600 Afghan interpreters who worked alongside its troops the right to settle in the U.K. in recognition of the risks to their personal safety.

The plans, released Wednesday, will allow interpreters who have worked on the front lines in Afghanistan for more than a year to relocate to Britain on a five-year visa. Those who do not meet the requirement will get a training and education package with the Afghan security forces and wages equivalent to their current salary, or be given 18 months' salary. (source: The Jakarta Post)

Grazie Professor Monti!
 

Finalmente anche noi traduttori e interpreti saremo tutelati nella malattia.

Come prevede la Legge 214/2011 all’articolo 24 comma 26 “A decorrere dal 1° gennaio 2012, ai professionisti iscritti alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie sono estese le tutele di cui all’articolo 1, comma 788 della legge 27 dicembre 2006, n. 296.”

Indennizzo per malattia di cui all’articolo 1, comma 788 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 dal quale eravamo in precedenza esclusi.

Thanks Mr Monti- Italian Prime Minister!

 

Thanks to the new law 214/2011 in Italy, all freelance workers (translator included) will be enjoy the same rights as other people if they can't work because of a temporary illness or inability.

Traduttori: Il sole24 Ore e il Corriere parlano della professione del traduttore (05/3/2012)/Italian newspapers Il sole24 Ore e il Corriere report some news about the translator jobs in Italy:

http://it.paperblog.com/traduttori-il-sole-24-ore-e-il-corriere-ne-parlano-932217/

Il punto di vista di un interprete che ha lavorato per cinque presidenti americani

White House Interpreter: The Art of Interpretation

ALEXANDRIA, Va. – For the general public, what actually goes on inside the White House remains a mystery. An interpreter for seven past American presidents, Harry Obst has just released his new book, White House Interpreter: The Art of Interpretation (published by AuthorHouse). He takes a look at the five presidents he had the most interaction with - Johnson, Nixon, Ford, Carter and Reagan – and shares an intimate look at the inner happening of the Oval Office. 

 

“Before I had time to compose my nerves, I found myself, for the first time, in the Oval Office for a one-on-one between the two leaders. … Lyndon B. Johnson plopped himself into his chair. Erhard took a  smaller armchair across from him, his famous cigar in his left hand. Hermann and I pulled up chairs and whipped our notebooks out of our coat pockets. I did not react fast enough to interpret Johnson’s opening statement. Kusterer had to do it for me. Suddenly, I realized that if I did not take over the next time the president spoke, my interpreting career would be over. When LBJ made his next statement, Kusterer smiled at me and made a hand gesture indicating that it was my turn. The first of thousands of sentences I was to interpret at the Oval Office over the next thirty years finally rolled off my tongue.”

 

Unable to find work as a professional translator, Obst emigrated to the United States in 1957. He worked in private industry for eight years until the Department of State offered him a staff position as diplomatic interpreter in 1965. He gained a thorough knowledge of the U.S. from 26 trips around  the country as an escort interpreter for leading personalities from Europe and from his work with many American presidents.

 

This book is not so much a memoir as an informative, educational look at the profession of interpreting itself. After finishing White House Interpreter, readers will understand what interpreting is all about and why this profession is of considerable importance to many segments of society. He writes:

 

“Nobody in the United States has ever written a book that explains the art of interpretation to the general reader. I wanted to fill that gap. Most Americans know what architects, lawyers, engineers, and physicians do, but interpreting remains a mystery to them.”

 

About the Author: Harry Obst was born in East Prussia in 1932.  He spent his early high school education as a refugee in Saxony under Soviet occupation.  As the teaching of French and English was forbidden at that time, he learned English with the help of a small dictionary and eight copies of the Ladies Home Journal, the only English texts he could find. He enrolled at Mainz University in 1954, with no money, majoring in translation and rounding out his language studies.

 

Obst was appointed director of the Office of Language Service at the Department of State in Washington in 1984. While in that position, he occasionally interpreted for presidents George Herbert Walker Bush and Bill Clinton. Obst retired from the federal government in March of 1997. He served as director and principal instructor of the former Inlingua School of Interpretation in Arlington, Virginia from 1997 to 2004 and has been writing and lecturing in retirement.

 

From:

http://whitehouseinterpreter.com/

Gli studenti di Interpreti e traduttori contro la D’Urso: “Ci ha infangato”


Barbara D'Urso rasenta la figuraccia con l'atleta olimpico francese Camille Lacourt e lancia un messaggio poco corretto sul mestiere degli interpreti: "costano troppo". Si sollevano gli studenti di Interpreti e Traduttori di Forlí.

Un'intervista in pseudo-francese che ha rasentato il ridicolo, 10 minuti di discutibile offerta televisiva ma sopratutto un messaggio poco corretto al pubblico sul mestiere degli interpreti: "costano troppo". E' quello che ne è uscito da una puntata di "Pomeriggio Cinque", lo scorso 9 ottobre, in cui Barbara D'Urso ha tentato di intervistare in lingua l'atleta olimpico francese Camille Lacourt.

L'esordio della presentatrice è stato "Io in francese so dire solo Bonjour, lo intervisterò in napoletano". Tutto questo giustificato dal fatto che un interprete sarebbe costato troppo a Mediaset. Gli studenti di Interpreti e Traduttori di Forlì si sono sollevati offesi dall'atteggiamento e dalle dichiarazioni della D'Urso e hanno fatto sentire la loro indignazione attraverso la lettera che pubblichiamo.

"Questa è una lettera scritta a più mani da tanti studenti di Traduzione ed Interpretazione che, stanchi dell'ennesima mancanza di rispetto, hanno deciso di prendere 'carta e penna' e di farsi sentire. Normalmente non siamo in prima pagina, per la natura stessa della nostra professione. L'interprete o il traduttore è sempre una figura nascosta che più è capace più passa inosservato. Normalmente si parla di noi solo quando qualcuno svolge male il proprio lavoro, facendosi così notare, perché il nostro scopo non è avere il ruolo del protagonista bensì è far comunicare gli altri, superando le differenze linguistiche e culturali (quest'ultima cosa poi viene di solito dimenticata, come se una lingua non portasse con sé una cultura propria, un mondo fatto di abitudini, di credenze, di storia, che è necessario conoscere per non incorrere in incomprensioni). Si tratta quindi di un lavoro tanto delicato quanto, purtroppo, sottovalutato."

"Questa volta però, vorremmo prendere metaforicamente la parola, per esprimere i nostri pensieri, perché non se ne può più. Abbiamo assistito ad un siparietto vergognoso tenutosi a "Pomeriggio Cinque", nella puntata del 09/10/2012, in cui Barbara D'Urso finge di intervistare l'atleta olimpico francese Camille Lacourt. Finge, sì. Perché in un'intervista si presume che intervistatore ed intervistato si capiscano. In questo caso invece manca poco che la presentatrice inizi a spiegarsi a gesti. Per capire quanto poco faccia ridere la scena (nonostante le grasse risate della D'Urso e del pubblico in studio) è sufficiente guardare la faccia basita di Lacourt, che si starà chiedendo probabilmente se in Italia è una cosa normale condurre interviste surreali di questo genere. E tutto questo perché? Perché, cito testualmente la presentatrice "Camille è francese. Io parlo, diciamo, bene inglese ma non parlo il francese. Allora abbiamo chiesto un traduttore, il traduttore ci ha chiesto un sacco di soldi e quindi noi abbiamo deciso che siccome siamo tutti in economia non potevamo permetterci un traduttore."

"Allora, procediamo con ordine. Per prima cosa che Mediaset non abbia i soldi per pagare un interprete è impensabile (chissà quanto pagano la comparsata di cinque minuti di un tronista?). È semplicemente un insulto all'intelligenza dei telespettatori. Per cui se a "Pomeriggio Cinque" ci tengono tanto a far sentire a disagio l'ospite in studio ("io le leggerò a Camille, che non capirà nulla, già lo so", "Lui non sta capendo nulla di quello che sto dicendo, ma va bene così") e a montare scenette di dubbia comicità potrebbero anche dirlo chiaramente "Potevamo chiamare un interprete, ma se la Canalis a San Remo intervista De Niro in un improbabile inglese, noi, in Mediaset, non vogliamo esser da meno e facciamo parlare alla D'Urso un francese maccheronico, perché fa tanta simpatia".

Punto secondo: giustificare la scelta dicendo che lo fanno perché "siamo tutti in economia" è ancor più rivoltante. Non è solo un insulto all'intelligenza, è un insulto a tutte quelle persone che vivono davvero in economia, ogni giorno, che non sanno come arrivare a fine mese. Ma su questo non c'è bisogno di dilungarci, crediamo che gli italiani sappiano purtroppo molto bene cosa significhi "essere in economia" e non abbiano bisogno di sentire anche gli sfottò superficiali di chi palesemente non vive in ristrettezze economiche."

"In terzo luogo, perché si deve trasmettere pubblicamente l'immagine che un interprete 'chiede un sacco di soldi'? Innanzitutto in Italia ci sono tanti interpreti e non tutti chiederanno la stessa tariffa, tanto per dirne una, ma soprattutto che motivo c'è di declassare così una professione? Gli interpreti e i traduttori sono professionisti come tanti altri che meritano di ricevere un giusto compenso per i servizi che offrono, servizi che, come è chiaro a tutti, non sono così scontati dato che la signora D'Urso si sarebbe fatta capire meglio con un disegnino. Perché in Italia (e diciamo in Italia non a caso perché in altri paesi c'è molta più consapevolezza a riguardo e molto più rispetto per queste professioni) si deve denigrare così questo mestiere? Si fa forse la stessa cosa quando si parla di medici, ingegneri, avvocati ed altro ancora? L'interprete e il traduttore sono persone che hanno delle competenze che altri non possiedono (non è sufficiente sapere le lingue per fare bene questo lavoro) e sono persone che nella maggior parte dei casi hanno studiato anni per diventare quello che sono. Se non sempre è così la colpa è anche della mancanza di un albo, di un riconoscimento a livello giuridico e, più in generale, della mentalità diffusa nel paese, secondo cui chiunque può tradurre e interpretare."

http://www.forlitoday.it/cronaca/intervista-in-francese-barbara-d-urso-lacourt-indignazione-studenti-interpreti-traduttori-forli.html